Aspettando rischi solo di peggiorare la situazione
Sospetti un calo dell’udito? Intervieni subito, perché se aspetti rischi di peggiorare la situazione. Percepire un calo del proprio udito non è un’esperienza piacevole. Rinchiudersi in sé stessi e lasciare che il tempo passi, “sperando che migliori da solo” è un atteggiamento in parte comprensibile, ma che non porterà beneficio. Anzi. In questo articolo del nostro blog, ti spiegheremo i rischi che si corrono non trattando per tempo la perdita uditiva.
I SINTOMI DEL CALO DELL’UDITO
I sintomi del calo dell’udito, che ad una certa età diventano naturali, sono facili da individuare. Eccone alcuni:
È probabile che le persone che ti circondano già se ne siano accorte. È anche probabile che, soprattutto per la paura, tu abbia reagito non facendo niente. È comprensibile, ma molto pericoloso. È possibile inoltre che tu stia sperimentando altri sintomi spiacevoli, come un senso generale di stanchezza, tristezza, depressione, solitudine. Forse ti sembrerà strano, ma anch’essi sono riconducibili al calo dell’udito.
IL RUOLO DEL CERVELLO
Questo succede perché i suoni vengono sentiti tramite le orecchie, ma la loro comprensione avviene con il cervello. L’udito e in particolare la comprensione del parlato, è un processo cognitivo, non meccanico. E se non riesce a dare un senso ai suoni, il cervello si affatica molto. Invano. È per questo che alla sera ti senti stanco, perché per tutto il giorno il tuo cervello si è sforzato per farti comprendere ciò che ti accadeva intorno, ma senza riuscirci.
IL RISCHIO DI ISOLAMENTO SOCIALE
Un udito in forma è fondamentale per vivere appieno il mondo che ti circonda. Nella vita quotidiana ci sono tante situazioni complesse, luoghi spesso affollati e rumorosi con molteplici fonti sonore. Ecco alcuni esempi:
È il cervello l’organo deputato alla comprensione di queste situazioni, ad esempio al ristorante è il cervello che dà un senso ai suoni e li dispone in un ordine gerarchico a partire dai più rilevanti. Che distingue le voci dai rumori di sottofondo. In un tempo pressoché istantaneo, quest’organo riesce distingue il rumore di padelle che viene dalla cucina dalla la porta che si apre, la musica alla radio dai vicini di tavolo che parlano, e li mette in secondo piano rispetto a ciò che più ci interessa: il cameriere che ci chiede di ordinare. Se il cervello non riesce a dare un senso a tutto questo, a rendercelo comprensibile, andiamo in difficoltà. E la reazione naturale di chi non riesce a vivere appieno certe situazioni, è evitarle del tutto. Il calo dell’udito porta all’isolamento sociale.
ANZIANI IN PERICOLO
Nelle persone più anziane, l’isolamento sociale avviene progressivamente e per cause naturali. L’ipoacusia, o calo dell’udito, non fa che accentuare questo fenomeno. Per questo, a partire dai 50 anni, o comunque dal manifestarsi dei primi sintomi, è importante la prevenzione. Ovvero, anzitutto, effettuare un Test dell’udito. È rapido, gratuito e indolore e non impegna in alcun modo all’acquisto.
COME MUSCOLI ATROFIZZATI
Torniamo al cervello. Non riuscendo più a compiere azioni che in teoria sarebbero naturali, come dare un senso ai suoni, le parti del cervello ad esse deputate smettono progressivamente di lavorare. Come se fossero muscoli che si atrofizzano. Aumentano così esponenzialmente il rischio di demenza e in generale di deficit cognitivo.
I NUMERI DELLA PERDITA UDITIVA
Ormai da tempo la correlazione tra ipoacusia e deficit cognitivo non è più una teoria, ma una realtà, confermata e validata da tante indagini scientifiche. I numeri presentati nel corso della Giornata Mondiale dell’Udito sono impressionanti: nel mondo si stimano 466 milioni di persone affette da deficit uditivo, 7 delle quali in Italia. Di questi 7 milioni, 5 non usano l’apparecchio acustico. L’ipoacusia non curata aumenta i rischi di demenza (+21%) e depressione (+43%). Secondo una ricerca pubblicata su The Lancet, il 35% dei casi di demenza può essere spiegato da fattori di rischio potenzialmente modificabili come una perdita uditiva non trattata, il fumo, la depressione e l’inattività fisica.
L’IMPORTANZA DELL’APPARECCHIO ACUSTICO
Gli apparecchi acustici non restituiscono soltanto i suoni perduti, ma aiutano il cervello a comprenderli. Usarli attivamente aiuta le persone ipoacusiche a socializzare di più. Le attività sociali sono di stimolo al cervello e riducono (o quantomeno rallentano) i rischi del declino cognitivo.
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